Pagina:Boccaccio - Filocolo (Laterza, 1938).djvu/335

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libro quarto 331

la via. Considerando adunque le predette cose, piú ha il vostro amico, che è geloso, cagione di dolersi che voi non avete, però che voi potete sperare d’acquistare, e colui con paura vive di perdere quella cosa ch’egli a pena tiene in sua. E però s’egli ha piú materia da dolersi di voi, e confortasi il meglio che puote, molto maggiormente voi vi dovete confortare e lasciare stare il pianto, ch’è atto di pusillanima feminella, e sperare del buono amore, che voi alla vostra donna portate, non dovere perdere merito: ché, ben che ella si mostri verso voi acerba al presente, e’ non può essere ch’ella non vi ami, perciò che amore mai non perdonò l’amare a nullo amato, e a’ robusti venti si rompono piú tosto le dure quercie che le consenzienti canne.»

Quistione VI.

Vestita di bruni vestimenti sotto onesto velo sedeva appresso costui una bella donna, la quale, come sentí la reina alle parole aver posto fine, cosí cominciò a dire: «Graziosa reina, e’ mi ricorda che, essendo io ancora picciola fanciulla, un giorno dimorava con un mio fratello, bellissimo giovane e di compiuta etá, in un giardino, e senza alcuna altra compagnia. Dove dimorando, avvenne che due giovani donzelle, di sangue nobili e di ricchezza copiose, e della nostra cittá natie, amando questo mio fratello e sentendolo essere in quel giardino, amendue lá se ne vennero, e lui, che di queste cose niente sapeva, di lontano cominciarono a riguardare. Dopo alquanto spazio, vedendolo solo, fuori che di me, di cui elle poco curavano però che io era picciola, cosí tra loro incominciarono a dire: «Noi amiamo questo giovane sopra tutte le cose, né sappiamo s’egli ama noi, né convenevole è che amendue ci ami; ma qui n’è al presente lecito di prendere di lui parte del nostro disio, e di conoscere se di noi egli ama alcuna, o quale egli ama piú; e quella ch’egli piú ama, poi sua si rimanga senza esserle dall’altra impedito: e però ora ch’egli