Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/250

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egli ce n’hanno ben fatto quello onore che di ciò meritavamo! -. E rivestite, raccontarono al duca la bisogna come era, con non poca vergogna; e da lui, con grandissimi doni, sconsolate si partirono, tornando alle loro case.

Aveano il duca e Ascalion veduto apertamente ciò che Edea e Calmena aveano operato, e ora fu che essi credettero che il loro avviso riuscisse al pensato fine, ma poi che videro quello esser fallito, dolenti della amara vita di Florio, si partirono del luogo dove stavano e se ne vennero al giardino, dove Florio con dolore, pieno di pensieri soletto era rimaso, e lui trovarono pensando avere la bionda testa posata sopra la sinistra mano. I quali poi che pietosamente alquanto riguardato l’ebbero, così cominciarono a dire: Florio, Amore tosto nella disiata pace ti ponga -. Era Florio tanto nello imaginare la sua Biancifiore, che per la venuta di costoro, nè per lo loro saluto nè si mutò nè cambiò aspetto, ma così stette come colui che nè veduti nè uditi ancora gli avea. Allora Ascalion, distesa la mano, il prese per lo braccio, e lui tirando, disse: O innamorato giovane, ove se’ tu ora? Dormi tu, o se’, pensando, fuori di te uscito che tu al nostro saluto niente rispondi? -. Riscossesi allora tutto Florio, e quasi stordito, sanza niente rispondere, si mirava dintorno. Ma dopo molti sospiri, alquanto da’ pensieri sviluppato, alzata la testa, disse: Oimè, or chi vi mena a vedere la miseria della mia vita, alla quale voi forse credete levar pena con confortevoli parole, e voi più ne giungete? Se può essere, caramente vi priego che me qui solo lasciate, acciò che io possa quel pensiero ritrovare, nel quale io fui, quando scotendomi me