Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/278

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piacere faccia parere il laido bellissimo, e colui ch’è sanza virtù copioso di tutte, e il villano gentilissimo riputare. Io mi piango con più doloroso stile pensando che quando tutte le ragioni di sopra dette aiutassero Fileno, come elle debitamente me difendono, perchè dovrei io essere da te lasciato già mai? Ove credi tu mai trovare un altro Florio il quale t’ami com’io fo? Quando credi tu avere recato Fileno a tal partito ch’egli per te si disponga alla morte com’io feci? Oimè, ove è ora la fede promessa a me? Deh, se io fossi molto allontanato da te con questa speranza con la quale io t’era vicino, alcuna scusa ci avrebbe: o dire: "Io mai più vedere non ti credea", o porre scusa di rapportata morte: delle quali qui niuna porre ne puoi, però che di me continue novelle sentivi e ognora potevi udire me essere a te più subietto che mai. Oimè, ch’io non so quale iddio abbia la sua deità qui adoperata in fare che tu non sii mia come tu suoli, nè so qual peccato a questo mi nuoccia. Fallito verso te non ho, salvo io non avessi peccato in troppo amarti dirittamente: al quale fallo male si confà la dolente pena che m’apparecchi, cioè d’amare altrui e me per altro abandonare. Ma tanto infino ad ora ti manifesto che, con ciò sia cosa che mai io non possa sanza te stare nè giorno nè notte che tu sempre ne’ miei sospiri non sia, se questo esser vero sentirò, con altra certezza che quella che io ti scrivo, per gli etterni iddii la mia vita in più lungo spazio non si distenderà, ma contento che nella mia sepoltura si possa scrivere: "Qui giace Florio morto per amore di Biancifiore", mi ucciderò, sempre poi perseguendo la tua anima, se alla mia