Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 1, 1829.djvu/80

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hai tratta origine, si disdicono a te, più che ad un’altra, le lagrime. Non credi tu che essi nelle loro avversità sostenessero doglia, come tu fai? Certo sì fecero; ma volsero anzi seguire la magnanimità de’ loro nobili animi, i quali conosceano la natura delle caduche e transitorie cose, che la pusillanimità della misera carne, acciò che le loro operazioni fossero essemplo a’ loro successori in ciascuno atto -. Queste e molte altre parole usava spesso la reina in conforto di Giulia.

Giulia conoscea veramente che la reina l’amava molto, e da grande amore procedeano queste parole, le quali vere la reina le diceva, ond’ella incominciò a riprender conforto e a porre termine alle sue lagrime. E per fuggire ozio, il quale di trista memorazione de’ suoi danni l’era cagione, con le propie mani lavorando, sovente faceva di seta nobilissime tele di diverse imagini figurate, allato alle quali, o misera Aragne, le tue sarebbero parute offuscate da nebulose macchie, come altra volta parvero, quando con Pallade avesti ardire di lavorare a pruova. Queste opere aveano sanza fine multiplicato l’amore della reina in lei, però che molto in simili cose si dilettava. Onde, come l’amore, così l’onore a lei e alle sue compagne multiplicare fece.

Non parve a Pluto avere ancora fornito il suo iniquo proponimento posto ch’egli avesse con le sue false parole commosse l’occidentali rabbie sopra gl’innocenti romani; ma poi ch’egli ebbe nel cospetto del re Felice lasciato vilmente disfatto il falso corpo, un’altra volta riprese vana forma d’una giovane damigella di Giulia chiamata Glorizia, la quale con lei