Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/103

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prendere: di queste cose la vedova non dubita, però che ella già donò onorevolemente quello che costei aspetta di donare, e è sanza, e però non dubita che, se se medesima dona ad altrui, quel segnale l’accusi. Poi ella, come più arrischiante, perché, come è detto, la maggiore cagione che porge dubbio non è con lei, conosce meglio le occulte vie, e così le mette in effetto. Vero è che voi dite che la pulcella, sì come disiderosa di cosa che mai non provò, a questo più fia sollicita che la vedova, che quello che è conosce: ma egli è di ciò che voi dite il contrario. Le pulcelle a tale effetto per diletto non corrono le prime volte, però che egli è loro più noia che piacere, avvegna che a quella cosa che diletta quante più fiate si vede o ode o sente, più piace, e più è sollicito ciascuno a seguirla: questa cosa di che noi ragioniamo non segue l’ordine e la maniera di molte altre, che, vedute una volta o due, più non si cercano di vedere, anzi quante più volte in effetto si mette, tante e con più affezione è cercato di ritornarvi, e più disidera colui la cosa a cui ella piace, che colui a cui ella dee piacere, né ancora n’ha gustato. Però la vedova, con ciò sia cosa che ella doni meno, e più le sia il donare agevole, più sarà liberale e più tosto che la pulcella, che donare dee la più cara cosa ch’essa ha. E ancora sarà più la vedova tirata, come mostrato avemo a tale effetto che la pulcella: per le quali cagioni amisi più tosto la vedova che la pulcella.

Convenne, appresso a Ferramonte, ad Ascalion proporre,