Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/165

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narrarvi quanti pericoli io ho già per l’amore di lei corsi, e quanto io l’ami, prima il dì saria dalla notte chiuso, e quella, esso ritornando, cacciata; ma però che, com’io credo, già in parte tal vita provaste, e per quella il mio tutto potete comprendere, non mi stendo in più parole, se non che quello che io da voi avere disidero è questo, l’una delle due cose: o che io dalle vostre mani sia ucciso o che voi a Biancifiore parlare mi facciate. Priegovi che quella vita ch’io per voi porto, per voi non pera -. E non potendo avanti parlare, stretto da’ singhiozzi del pianto, si tacque.

Il castellano ascoltò queste parole con intero intendimento; e raccolto tutto in sé, così fra sé cominciò a dire: Ben m’ha costui con sottile ingegno recato a quello che io non credetti mai che alcuno mi recasse, ma avvenga che vuole, io terminerò i suoi affanni a mio potere. Di ciò mi può la fortuna fare corta noia, se contro a me per questo si volesse voltare; io sono omai vecchio, né mai notabil cosa per alcuno feci: ora nella fine de’ miei anni, in servigio di sì nobile giovane come costui è, voglio il rimanente della mia vita mettere in avventura. Se io il servo e campo, gran merito appo gl’iddii acquisterò; se io per servirlo muoio, la fama di tanto servigio toccherà l’uno e l’altro polo con etterna fama -. Così adunque deliberato di fare in se medesimo, riguardò Filocolo nel viso: e veggendo le sue lagrime e gli ardenti sospiri, non si poté per pietà tenere, ma con lui pianse. E dopo alquanto così gli cominciò a parlare:

- Filocolo, con sottili arti hai rotti i miei proponimenti, e certo la tua nobiltà e la pietà delle tue lagrime hanno piegata la mia durezza: e però confortati.