Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/209

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non: Noi siamo tutti teco in un volere -. E più avriano detto, ma il grieve dolore ristrinse la voce con amaro singhiozzo nel suo passare: per che con focoso disio feriti i cavalli, e disposti a morire, prima con le loro forze l’altrui morte e la loro vendicando, appresso ad Ascalion se n’andarono verso il tenebroso fummo, dove il fiero giovane già era fermato e confortavagli al loro intendimento. E quivi trovarono Ircuscomos e Flagrareo costringenti il maladetto popolo alla morte de’ due amanti.

Pingesi avanti Ascalion e ficca gli occhi per l’oscurità del fummo, disiderando, se in alcun modo esser potesse, di veder Filocolo, ma per niente s’affatica: per che dirizzatosi sopra le strieve, vede i compagni pure a lui guardare. Ond’egli recatasi la forte lancia in mano, e chiusa la visiera dell’elmo, e imbracciato il buono scudo, ardendo tutto di rabbiosa ira, fra sé dice: O graziosa anima, dovunque tu dimori, avendo in queste fiamme di Filocolo lasciato il corpo, rallegrati, però che a vedere l’infernali fiumi gran compagnia d’anime de’ tuoi nemici ti seguirà, e poi quelle de’ tuoi compagni, de’ quali niuno al tuo padre intende di rapportare novelle della tua morte. Veramente, o anima graziosa, chiunque gliele dirà, con la tua morte la vendetta fatta d’essa e le morti di noi tutti racconterà. Prestinci gl’iddii sì lunga vita, che, prima che i nostri occhi si chiudano, noi veggiamo le nostre spade tinte di ciascun sangue di qualunque ha nociuto a te, e poi ci facciano cadere con loro insieme sanza vita nel sanguinoso campo: dove se mai chi ci uccida non troveremo, noi con le nostre mani, per seguirti, la morte ci porgeremo -. E questo