Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/331

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Partironsi adunque Filocolo e Menedon da Ilario, sopra l’udite cose molto pensosi, e ripetendole fra loro più volte, quanto più le ripeteano, più piaceano: per che essi in loro deliberarono del tutto di volere alla santa legge passare, e di narrarlo a’ compagni proposero. E accesi del celestiale amore, tornarono lieti al loro ostiere, dove essi il duca e Parmenione e Fileno e gli altri trovarono aspettargli, maravigliandosi di loro lunga dimora così soli. Co’ quali poi che Filocolo fu alquanto dimorato, non potendo più dentro tenere l’accesa fiamma, chiamatili tutti in una segreta camera, così loro cominciò a parlare:

- O cari compagni e amici, a me più che la vita cari, i nuovi accidenti nuove generazioni di parlari adducono, e però io sono certo che voi vi maraviglierete assai di ciò ch’io al presente ragionare vi credo; ma però che da nuova fiamma sono costretto, e secondo il mio giudicio il debbo fare, non tacerò ciò che il cuore in bene di voi e mio conosce. Noi, sì come voi sapete, non siamo guari lontani al giorno nel quale il terzo anno si compierà che voi per amore di me seguendomi lasciaste, sì com’io, le case vostre, e in mia compagnia, non uno solo, ma molti pericoli avete corsi, per li quati io ho la vostra costanza e fidele amicizia conosciuta, e conosco perfetta, e sanza fine ve ne sono tenuto. Ma come che l’avversità sieno state molte, prima da Dio e poi da voi la vita e ’l mio disio riconosco: per le quali cose mi si manifesta che se io a ciascuno donassi un regno, quale è quello ond’io la corona attendo, non debitamente vi avrei guiderdonati; ma il sommo Iddio, proveditore di tutte