Pagina:Boccaccio - Filocolo di Giovanni Boccaccio corretto sui testi a penna. Tomo 2, 1829.djvu/98

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avanti dicemmo -.

Ferramonte, duca di Montoro, appresso la piacevole Pola sedea, e così, poi che la loro reina ebbe parlato, a lei cominciò a dire: Consentendo a questa donna che amare si convenga, risposto le avete alla sua quistione che più tosto nobile donna, più di sé che meno, si dee amare. La qual cosa assai bene si può consentire per quelle ragioni che mostrate n’avete. Ma con ciò sia cosa che ancora delle gentili donne siano alcune diverse maniere, cioè in diversi abiti dimoranti, le quali, per quello che si crede, diversamente amano, qual più qual meno, qual più fervente qual più tiepidamente, disidero di sapere da voi, di cui più tosto un giovane, per più felicemente il suo disio ad effetto conducere, si dee innamorare di queste tre, o di pulcella o di maritata o di vedova -.

Al quale la reina rispose così: Delle tre l’una, cioè la maritata, in niun modo è da disiderare, però ch’ella non è sua, né sta in sua libertà il potersi donare o concedersi ad alcuno: e il volerla o prenderla è commettere contra le divine leggi, e eziandio contra le naturali e positive. Alle quali offendere è un commuovere sopra di sé la divina ira, e per consequente grave giudicio: avvegna che sovente a chi tanto adentro non mira con la coscienza fa migliore amarle che alcuna dell’altre due, cioè o pulcella o vedova, quanto è per dovere avere de’ suoi disii l’effetto, avvegna che alcuna volta