Pagina:Boccaccio - Il Decameron I, 1877.djvu/38

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12 giornata prima.

i polli, et i cani medesimi fedelissimi agli uomini, fuori delle propie case cacciati, per gli campi (dove ancora le biade abbandonate erano, senza essere, non che raccolte, ma pur segate) come meglio piaceva loro se n’andavano. E molti, quasi come razionali, poichè pasciuti erano bene il giorno, la notte alle lor case, senza alcuno correggimento di pastore, si tornavano satolli. Che più si può dire (lasciando stare il contado, et alla città ritornando), se non che tanta e tal fu la. crudeltà del Cielo, e forse in parte quella degli uomini, che infra ’l marzo et il prossimo luglio vegnente, tra per la forza della pestifera infermità e per l’esser molti infermi mal serviti o abbandonati ne’ lor bisogni, per la paura eh’aveano i sani, oltre a cento milia creature umane si crede per certo dentro alle mura della città di Firenze essere stati di vita tolti; che forse anzi l’accidente mortifero non si sarìa estimato tanti avervene dentro avuti? quanti gran palagi, quante belle case, quanti nobili abituri, per addietro di famiglie pieni, di signori e di donne, infìno al menomo fante rimaser voti! O quante memorabili schiatte, quante amplissime eredità, quante famose ricchezze si videro senza successor debito rimanere! Quanti valorosi uomini, quante belle donne, quanti leggiadri giovani, li quali non che altri, ma Galieno, Ippocrate , o Esculapio avrieno giudicati sanissimi, la mattina desinarono co’ loro parenti, compagni et amici, che poi la sera vegnente appresso nelP altro mondo cenarono colli loro passati!

A me medesimo incresce andarmi tanto tra tante miserie ravvolgendo: per che, volendo omai lasciare star quella parte di quelle che io acconciamente posso lasciare, dico che, stando in questi termini la nostra città, d’abitatori quasi vota, addivenne (sì come io poi da persona degna di fede sentii) che nella venerabile chiesa di Santa Maria Novella, un martedì mattina, non essendovi quasi alcuna altra persona, uditi gli divini uffìcj in abito lugubre, quale a sì fatta stagione si richiedea, si ritrovarono sette giovani donne, tutte l’una all’altra, o per amistà o per vicinanza o per parentado, congiunte, delle quali niuna il venti et ottesimo anno passato