Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/205

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SOPRA DANTE 185

le, questo nome non è loro attribuito giammai, se non quanto sono in alcuna commissione loro fatta da Dio, la qual finita non si chiama più angelo, ma spirito beato: che non furon ribelli, supple a Dio,

Nè fur fedeli a Dio, nè per sè foro.

Non tenner costoro nè con Dio nè col diavolo. Ed acciocchè qui alcuno per men che bene intendere non errasse, è da sapere non essere state che due maniere di angeli, siccome il maestro ne dimostra nel secondo delle sentenze, e di queste due l’una non peccò, e però appresso a Dio si rimase in paradiso: l’altra che peccò, tutta fu gittata fuori di paradiso, e cadde, e questo aere tenebroso propinquo alla terra riempiè: e questo affermano i santi esserne pieno: e da questi talvolta muovono le tempeste, e le impetuose turbazioni che nell’aere sono e in terra discendono: e da questi dicono, noi essere tempestati 1 e stimolati, e venire quelle illusioni dalle quali i non molto savii son talvolta beffati e scherniti. Concedono nondimeno talvolta di questi dimoni discenderne in inferno ad infestare e tormentare l’anime del dannati; affermando questi cotali spiriti immondi, al dì del giudicio tutti dovere dalla divina potenza essere racchiusi in inferno. Ora pare qui che all’autor piaccia questi malvagi angeli essere in due spezie divisi; delle quali vuole l’una aver men peccato che l’altra, in quanto mostra questa spezie che men peccò, vicini alla superfìcie della terra essere rilegata. E perciocchè la giustizia di Dio secondo più e meno punisce,

  1. Tempati e stimolati.