Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/326

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306 COMENTO DEL BOCCACCI

piade, il quale fu assai chiaro filosofo, e similmente cieco. Fu uondinieno uomo di grande studio e di sottile ingegno, quantunque de’ principii delle cose tenesse un’opinione strana, e varia da tutte quelle degli altri filosofi. Esso estimava tutte le cose procedere dall’uno de’ due principii, o da odio, o d’amore: e poneva una materia mista essere, nella quale i semi di tutte le cose fossero, e quella diceva chiamarsi Caos, il che tanto suona quanto confusione: e di questa affermava che a caso, non secondo la deliberazione d’alcuna cosa, ogni animale, ogni pianta, ogni cosa che noi veggiamo nascere. E questo chiamava odio, in quanto le cose che nascevano, dal lor principio, siccome da nemico, si separavano. Poi dopo certo spazio di tempo corrompendosi, tutte si ritornavano in questa materia chiamata Caos, e questo appellava tempo d’amore e d’amistà. E così teneva, questi esser due principii formali, essendo questo Caos principio materiale. Fu oltre a questo costui grandissimo magico, e dopo Zoroaste re de’ Battriani , trovatore di questa iniqua arte, molto 1’aumentò e insegnò. Dice adunque per le predette opinioni l’autor di lui, che ’l mondo a caso pone essere creato e fatto, e senza alcuna movente cagione: del quale Tullio nel V. libro delle Quistioni Tusculane dice: Democritus, luminibus amissis, alba scilicet discernere, et atra non poterat; at vero bona, mala, aecqua, iniqua, honesta, turpia, utilia, inutilia, magna, parva, poterat; et fine varietale colorum licebat vivere beate, sine notione rerum, non licebat; atque hic vir impediri ani-