Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo I, 1831.djvu/358

Da Wikisource.
338 COMENTO DEL BOCCACCI

simili a Dio divenire, così qui sono i lor successori, che con esso peccato muoiono, privati d’ogni speranza di mai doverlo vedere: e come la disonesta speranza gli sospinse al peccato, dico i primi nostri parenti, così qui l’onestà nega loro il suo aiuto a dover con minor noia sofferire l’afflizione recata in loro dal martire. E oltre a ciò, come quello per noi non fu commesso, ma come spesse volte è detto, per li primi nostri parenti, punito non è in quelli ne’ quali la sua infezione persevera, per alcuna pena impressa in loro per alcuno esteriore ministro della giustizia dì Dio. Nè creda alcuno questa pena essere di piccola gravezza o poco cocente, cioè il dolersi co’ sospiri, senza speranza di alcuno futuro o desiderato riposo; anzi, se ben riguarderemo, è gravissima: e se gli spiriti fossero mortali, essi la dimostrerebbono intollerabile, siccome i mortali hanno spesse volte mostrato. Assai ci puote essere manifesto, alcuni essere stati che ferventemente desiderando alcuna cosa, come creder dobbiamo che questi spiriti de’ quali parliamo desiderano di vedere Iddio, come conosciuto hanno esser lor tolta ogni speranza di doverla ottenere, essere in tanto dolor divenuti, che essi stoltamente, eleggendo per molto minor pena la morte che la vita senza speranza, ad uccidersi e crudelmente trascorsi sono. Per la qual cosa mi pare essere assai certo, che se morir potessono gli spiriti, come non possono, assai in quella estrema miseria incorrerebbono. E questi cotali dico essere tutti quegli che alcuno de’ sopraddetti battesimi avuto non hanno, li quali qui in tre maniere distingue, cioè in pargoli, e in uo-