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142 COMENTO DEL BOCCACCI

perche tieni, e perche burli? il quale l’autore chiama metro, non perchè metro sia, ma largamente parlando, come il più volgarmente si fa, ogni orazione o breve o lunga, misurata o non misurata, è chiamata metro: e dicesi metro da metros graece, che in latino suona misura; e quinci propriamente parlando, i versi poetici sono chiamati metri, perciocchè misurati sono da alcuna misura, secondo la qualità del verso: Poi si volgea ciascun, di questi che voltavano i pesi, quand’era giunto, al punto del mezzo cerchio, come di sopra è detto, Per lo suo mezzo cerchio, cioè per quel mezzo cerchio il quale a lui era dalla divina giustizia stabilito, all’altra giostra, cioè percossa: e chiamala giostra, perciocchè a similitudine de’giostratori s’andavano a ferire e a percuotere insieme:

Ed io ch’avea lo cor quasi compunto,

di compassione, la quale portava a tanta fatica e a tanto tormento, quanto quello era il quale nel percuotersi sofferivano; e oltre a ciò, aveva la compunzione per lo vermine della coscienza, il quale il rodeva, cognoscendosi di questa colpa esser peccatore; il che esso assai chiaramente dimostra nel primo canto dove dice, il suo viaggio essere stato impedito dalla lupa, cioè dall’avarizia. E in questo è da comprendere, invano esser da noi conosciuti i vizii e’ peccati, se sentendoci inviluppati in quegli, o poco o molto, noi non abbiam dolore e compunzione: nè osta il dire, come avea l’autore compunzione dell’essere avaro, che ancora, come nelle seguenti parole appare, non sapea chi essi si fossero; perocchè