Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo II, 1831.djvu/193

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SOPRA DANTE 189

loro arte, alcuna mercatanzia, i quali quantunque più che lor non bisogna avanzin di questa, non sono perciò da reputare avari. Altri s’ingegnano di riscuotere, e di racquistare quello, o che hanno creduto, o che hanno prestato del loro ad altrui: nè questo è da dire avarizia, quantunque sia più che quel che bisogna a chi il raddomanda. E similmente sono alcuni altri, i quali col sudore e con la fatica loro, o per prezzo o per provvisione si fien messi al servigio d’alcun altro, e con fede l’avranno servito: il domandar questo, e il volerlo, niuna ragion vuole che sia reputata avarizia. È oltre alla predetta la seconda spezie d’avarizia, la quale consiste in difetto di dare dove e quanto si conviene, e in questa quasi tutta l’università degli uomini pecca. Sonne alcuni, che poichè per loro opera o per l’altrui sono divenuti ricchi, sono sì fieramente tenaci, che non che pietà o misericordia gli muova a sovvenire, eziandio d’una piccola quantità un bisognoso, ma a’ figliuoli, alle mogli e a sè medesimi sono sì scarsi, che non che in altro si ristringano, ma essi nè beono nè mangiano quanto il naturale uso desidera, e dell’altrui prenderebbono, se loro dato ne fosse. Alcuni altri ne sono, i quali nè onore nè dono vogliono ricevere da alcuni, per non avere a dare o ad onorare, Alcuni altri ne sono, i quali non solamente alle loro vigilie o a’ cassoni ferrati i loro tesori fidano, ma fatte profondissime fosse ne’ luoghi men sospetti gli sotterrano: di che segue assai sovente, che come essi vivendo non hanno avuto bene, così dopo la morte loro non ne puote avere alcun altro. E pallian