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228 COMENTO DEL BOCCACCI

corravam. Qui comincia la seconda parte di questo canto, nella quale l’autore fa quattro cose: primieramente dimostra, come un pien di fango fuori dell’ acqua del palude gli si dimostra: appresso scrive come Virgilio gli facesse festa per lo avere egli avuto in dispregio il fangoso che gli si dimostrò: oltre a ciò pone, come quel fangoso fosse lacerato dall’altre anime de’ dannati che quivi erano: ultimamente descrive, come ne’ fossi venissono della città di Dite. La seconda comincia quivi: Lo collo poi, La terza quivi: Ed io: maestro. La quarta quivi: Lo buon maestro. Dice adunque nella prima parte, Mentre noi corravam, cioè velocemente navicavamo, la morta gora, gora è una parte d’acqua tratta per forza del vero corso d’alcun fiume, e menata ad alcun mulino o altro servigio, il quale fornito si ritorna nel fiume onde era stata tratta; per lo qual nome l’autore nomina qui, licenza poetica, il palude per lo quale navicava; e per dar più certo intendimento che di quello dica, cognomina questa gora morta, cioè non moventesi con alcun corso, siccome i paludi fanno: Dinanzi mi si fece, uscendo dell’acqua del palude, un pien di fango, un’anima d’un peccatore,

E disse: chi se’ tu, che vieni anzi ora?

cioè anzi che tu sia morto? Ed io a lui, risposi: s’io vengo, non rimango; perciocchè io non son dannato, e uscirò di qui per altra via: Ma tu, che domandi, chi se’, che sì se’ fatto brutto? dal fango il quale hai addosso. Rispose: quella anima: vedi che son un che piango: risposta veramente d’uomo