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54 COMENTO DEL BOCCACCI

morte; e primieramente dice, Polo essersi innamorato di lei, poi sè dice essersi innamorata di lui. E quantunaue questa materia d’amore vegna pienamente a dovere essere trattata nel secondo libro di questo volume, nel canto XVII. nondimeno per alcuna piccola dichiaragione alle parole che costei dice, alcuna cosa qui ne scriverò. Piace ad Aristotile esser tre spezie d’amor, cioè amore onesto, amore dilettevole, e amore utile: e quell’amore del quale qui si fa menzione, è amor dilettevole. E perciò lasciando star degli altri due, dico che questo amor per diletto chiamano i poeti Cupido, e dicono che egli fi figliuolo di Marte e di Venere, siccome Tullio nel libro de natura Deorum testimonia: e a costui attribuiscono i poeti grandissime forze, e siccome per per Seneca appare nella tragedia d’Ipolito, nella qual dice:

Et jubet coelo superos relicto
Vultibus falsis habitare terras.
Thessali Phoebus pecoris magister
Egit armentum, positoque plectro
Impari tauros calamo vocavit.
Induit formas quoties minores,
Ipse, qui coelum, nebulasque ducit?
Candidas ales modo movit alas, etc.

E oltre a ciò gli discrivono varie forme, alle quali voler recitare sarebbe troppa lunga la storia; ma vegnendo a quello che alla nostra storia appartiene, dico che questo Cupidine, o Amor che noi vogliam dire, è una passion di mente delle cose esteriori, e per li sensi corporei portata in essa, e poi approvata