Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/181

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SOPRA DANTE 173

se n’andò in esilio ad Argo; dove ricevuto dal re Adrasto, e presa una sua figliuola per moglie, raddomandando al fratello il regno, secondo le convenzioni, e non vogliendogli essere renduto; il re Adrasto, per racquistare il reame al genero, andò insieme con sei altri re sopra i Tebani; e quivi più battaglie si fecero: ed essendovi già stati morti quattro re di quegli che con Adrasto andati v’erano, avvenne un dì, che appressatisi alla città quegli che con Adrasto eran rimasi, de’ quali era l’uno Capaneo, uomo di statura di corpo grande e di maravigliosa forza, bestiale e arrogante, appoggiata una scala alle mura di Tebe, quantunque d’in su le mura piovessero sopra lui infinite e grandissime pietre, e travi e altre cose per vietargli il potere sopra le mura salire, nondimeno sempre bestemmiando Iddio e dispettandolo, tanta fu la forza sua, che egli pur vi salì: e occupata una parte del muro, con l’ombra sola della grandezza del suo corpo, veduta nella città, spaventò i Tebani: e quivi non bastandogli il dlspettar gli uomini, e continuamente gittando di sopra al muro pietre a’ cittadini, levato il viso verso il cielo, cominciò a chiamare gl’iddii, che venissero a combatter con lui dicendo: o iddii, non è alcuna delle vostre deità, la quale ora adoperi per li paurosi Tebani: o Bacco, o Ercole, cittadini di questa terra, ove siete voi? Ma egli m’è noioso chiamare alle mie battaglie i minori iddii, vien tu o Giove, piuttosto che alcuno altro: chi è più degno di te d’occorrere alle mie forze? Vieni e occorri con tutte le forze tue: