Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/19

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SOPRA DANTE 11

cioè la mia virtù visiva, nel suo, viso cioè negli occhi suoi, fitto, fiso riguardando: Ed el, cioè messer Farinata, il quale io riguardava, s’ergea, cioè surgea, levandosi da giacere, ed ergevasi, col petto e con la fronte, i quali l’uomo levandosi mette innanzi, il che messer Farinata faceva,

Come avesse l’inferno in gran dispitto,

cioè a vile e per niente: e in questo vuole l’autore mostrare messer Farinata essere stato uomo di grande animo, nè averlo potuto vivendo piegare nè rompere alcuna fatica, pericolo o avversità. E l’animose man, diciamo allora le mani essere animose, quando elle son pronte e destre all’oficio il quale esse vogliono o debbon fare, del duca e pronte

Mi pinser tra le sepolture a lui,

non è da credere che violentemente il sospignessero, ma fecero un atto, il quale colui che bene intende prende per sospignere, cioè per essere animato da colui che fa sembiante di sospignere ad andare, Dicendo, in quell’atto: le parole tue sien conte, cioè composte, e ordinate a rispondere; quasi voglia dire, tu non vai a parlare ad ignorante. Come al piè. Qui comincia la terza particola di questa terza parte principale, nella quale dimostra l’autore come con messer Farinata parlasse: dove, avanti che più oltre si proceda, è da mostrare chi fosse messer Farinata. Fu adunque messer Farinata cittadino di Firenze, d’una nobile famiglia chiamata gli Uberti, cavaliere secondo il temporal valore da molto, e non solamente fu capo e maggiore della famiglia degli Uberti, ma esso fu ancora capo di parte ghibellina in Firenze, e quasi