Pagina:Boccaccio - Il comento sopra la Commedia di Dante Alighieri di Giovanni Boccaccio nuovamente corretto sopra un testo a penna. Tomo III, 1832.djvu/212

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204 COMENTO DEL BOCCACCI

quale continuamente cadea, , gli occhi ficcai, che ’l viso abbruciato, e però alquanto trasformato, non difese, cioè non tolse, La conoscenza sua, cioè di lui, al mio intelletto; E perciò, chinando la mano alla sua faccia,

Risposi: siete voi qui, ser Brunetto?

quasi parlando admirative. E quegli, supple, pregò dicendo, o figliuol mio, non ti dispiaccia, non ti sia grave,

Ser Brunetto Latino un poco teco,

cioè d’avere me alquanto teco. Questo ser Brunetto Latino fu Fiorentino, e fu assai valente uomo in alcune delle liberali arti e in filosofia, ma la sua principal facultà fu notaria, nella quale fu eccellente molto: e fece di sè e di questa sua facultà sì grande stima, che avendo in un contratto fatto per lui errato, e per quello essendo stato accusato di falsità, volle avanti esser condannato per falsario, che egli volesse confessare d’avere errato; e poi per isdegno partitosi di Firenze, e quivi lasciato in memoria di sè un libro da lui composto, chiamato il Tesoretto, se n’andò a Parigi, e quivi dimorò lungo tempo, e composevi un libro, il quale è in volgar francesco, nel quale esso tratta di molte materie spettanti alle liberali arti, e alla filosofia morale e naturale, e alla metafisica, il quale egli chiamò il Tesoro; e ultimamente credo si morisse a Parigi: e perciocchè mostra l’autore il conosce per peccatore contro a natura, in questa parte il descrive, dove gli altri pone che contro a natura bestialmente adoperarono: seguita adunque il prego suo, il quale ancora nelle