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LIBRO OTTAVO | 303 |
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Già le rincresce il combatter che fanno
Più lungo, e fine a quel tosto disia:
E già con nuova cura teme il danno
D’Arcita più che non faceva in pria:
E di lui pensier nuovi al cor le vanno,
Li qua’ davanti punto non sentia,
E sol d’Arcita l’immagine prende,
E sè lascia pigliar, nè si difende.
129
L’aspra battaglia stata infino allora,
Poscia che vider preso Palemone,
Ed Ammeto abbattuto in terra ancora,
E sopra lor più fiero Agamennone
Videro, e gli altri, ciascun si discora,
E lievemente si dà per prigione:
Nè valse a Palemone il suo gridare,
Tenete il campo, che ’l volesson fare.
130
Laonde Arcita in poca d’ora prese
Co’ suoi di quelli tiepidi pugnanti;
Il che vedendo tutto si raccese,
Siccome soglion far sempre gli amanti,
Se dubbiosa speranza mai gli offese,
Quando certa ritorna a’ disianti
Secondo il lor disio, e valoroso
Il campo circuiva vittorioso.