Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/162

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156 ninfale fiesolano

XLVIII.

E già venticinque anni e più avea,
     Quando Atalante gli diè per mogliera
     Una fanciulla, la qual Tironea
     Era il suo nome, e figliuola sì era
     D’un gran baron che con seco tenea:
     E diégli ancor tutta quella rivera
     Ch’in mezzo è tra Mensola e Mugnone,

     E questa fu la dota del garzone.

XLIX.

Pruneo fe’ far dalla chiesa a Maiano,
     Un po’ di sopra, un nobil casamento,
     Dond’egli vedea tutto quanto il piano,
     Ed afforzollo d’ogni guernimento;
     E quel paese, ch’era molto strano,
     Tosto dimesticò, sì com’io sento,
     E questo fece sol pel grande amore

     Ch’al paese portava di buon core.

L.

Ivi gran parte del tempo abitava,
     Dandosi sempre diletto e piacere:
     Diceasi che sovente a’ fiumi andava
     Della sua madre e del padre a vedere,
     E che co’ loro spiriti parlava,
     Dell’acque uscendo voci chiare e vere,
     E piene di sospiri e di pietate,
     Le cose rammentandogli passate.