Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/185

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lettera 15

rato, considerando che se alcun trovate al presente che vostro amico sia, sapete nel cui seno i vostri consigli e la vostra anima fidar possiate; e dove non ne trovaste, potrete discernere in quanto pericolo per lo passato vivuto siete, in coloro voi medesimo rimettendo che quello che non erano dimostravano. E se forse diceste: io ne trovai alcuno, e da quello mi duole esser diviso, dico questa non esser giusta cagione di dolersi, perciocchè il frutto e ’l bene della verace amistà non dimora nella corporale congiunzione, anzi nell’anima, nella quale l’arbitrio fu di prendere o di lasciare l’amistà; e quantunque il corpo sia dall’amico lontano, o sostenuto o imprigionato, a costei è sempre lecito d’andare e di stare dove le piace. Questa dinanzi da sè di qualunque parte del mondo può convenire chi le aggrada. Chi adunque s’interporrà che voi coll’anima non possiate a’ vostri amici andare, e star con loro e ragionare, e rallegrarvi e dolervi, e farli dinanzi da voi menare alla vostra mente, e quivi dire e udire, domandare e rispondere, consigliare e prender consiglio? Le quali cose senza dubbio vi fieno tanto più graziose in questa forma, che se presenti col corpo fossero; e tanto essi udiranno quanto a voi piacerà di parlare, senza interrompere le parole giammai. Essi quelle ragioni che voi approverete approveranno, e quello risponderanno che voi vorrete. Niuno cruccio niuna oziosa parola potrà mai essere tra voi e loro: tutti presti tutti pronti ad ogni vostro piacere verranno, nè più staranno che a voi aggradi. O dolce e dilettevole compagnia, e molto più che la corporea