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260 orlando innamorato [St. 31-34]

         Però che quella, come io vi contai,
     Fo dal centauro giettata nel fiume.
     Essa nel fondo non andò giamai,
     Però che de natare avea costume.1
     Quella onda, che è corrente pur assai,
     Giù ne la mena, come avesse piume;
     Al ponte la portò, che mai non tarda,
     Dove la torre è de quel vecchio in guarda.

         Lui dal fiume la trasse meza morta,
     E fecela curar con gran ragione
     Da quella gente che avea seco in scorta,
     Chè medici lì aveva, e più persone;2
     Poi la condusse dentro a quella porta,
     Dove con l’altre stava alla pregione.
     De Angelica diciamo, che venìa
     Con quel falso vecchione in compagnia.

         Come alla torre fo dentro passata,
     Quel vecchio fora nel ponte restava.
     Incontinente la porta ferrata,
     Senza che altri la tocchi, se serrava.
     Alor se avide quella sventurata
     Del falso inganno, e forte lamentava;
     Forte piangia, battendo il viso adorno:
     L’altre donzelle a lei son tutte intorno.

         Cercano tutte con dolce parole
     La dolorosa dama confortare;
     E, come in cotal caso far si sole,
     Ciascuna ha sua fortuna a racontare;
     Ma sopra a l’altre piangendo si dole,
     Nè quasi può per gran doglia parlare,
     De Brandimarte la saggia donzella,
     Che Fiordelisa per nome se appella.

  1. T e Ml. natare.
  2. T e Ml. vi haveva.