Pagina:Boiardo - Orlando innamorato I.djvu/331

Da Wikisource.
[St. 7-10] libro i. canto xviii 321

         Da l’altra parte il franco fio de Amone
     Con una lancia a meraviglia grossa
     Vien furïoso, quel cor di leone,
     E proprio nella vista l’ha percossa;
     Ma, come avesse gionto a un torrïone,
     Non ha piegata Marfisa, nè mossa.
     A tronchi ne andò l’asta con romore,
     Nè restò pezzo de un palmo maggiore.

         Gionse Ranaldo la dama diversa
     In fronte a l’elmo, con molta tempesta;
     Sopra alle groppe adietro lo riversa,
     Tutta ne l’elmo gli intona la testa.1
     Ora ha Marfisa pur sua lancia persa,
     Perchè se fraccassò sino alla resta;
     In cento e sei battaglie era lei stata
     Con quella lancia, e sempre era durata:2

         Ora se roppe al scontro furïoso.
     Ben se ne meraviglia la donzella,
     Ma più la ponge il crucio disdegnoso,
     Perchè Ranaldo ancora è in su la sella.
     Chiama iniquo Macone e doloroso,
     Cornuto e becco Trivigante appella:
     Ribaldi, a lor dicea, per qual cagione
     Tenete il cavalliero in su lo arcione?

         Venga un di voi, e lasciasi vedere,
     E pigli a suo piacer questa diffesa,
     Ch’io farò sua persona rimanere
     Qua giù riversa e nel prato distesa.
     Voi non voliti mia forza temere,
     Perchè là su non posso esser ascesa;
     Ma, se io prendo il camino, io ve ne aviso,
     Tutti vi occido, et ardo il paradiso.

  1. Ml. intono; P. intuona
  2. T. e Mr. omm. e.