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32 orlando innamorato [St. 19-22]

        Così tornando a dietro allegro e baldo,
     Come colui che è sciolto di pregione,
     Fuor del boschetto ritrovò Ranaldo,
     E tutto il fatto appunto gli contone.
     Era il figlio de Amon d’amor sì caldo,
     Che posar non puotea di passïone:
     Però fuor della terra era venuto,
     Per saper che aggia fatto Feraguto.

        E come odì che fuggian verso Ardena,
     Nulla rispose a quel Duca dal pardo.1
     Volta il destriero e le calcagne mena,
     E di pigricia accusa il suo Baiardo.
     De l’amor del patron quel porta pena;
     E chiamato è rozone, asino tardo,
     Quel bon destrier che va con tanta fretta,
     Ch’a pena l’avria gionto una saetta.

        Lasciamo andar Ranaldo inamorato.
     Astolfo ritornò nella citade;
     Orlando incontinente l’ha trovato,
     E dalla lunga, con sagacitade,
     Dimanda come il fatto sia passato
     Della battaglia, e de sua qualitade.
     Ma nulla gli ragiona del suo amore,
     Perchè vano il cognosce e zanzatore.

        Ma come intese ch’egli era fuggito
     L’Argalia al bosco, e seco la donzella,
     E che Rainaldo lo aveva seguito,
     Partisse in vista nequitosa e fella;
     E sopra al letto suo cadde invilito,2
     Tanto è il dolor che dentro lo martella.
     Quel valoroso, fior d’ogni campione,
     Piangea nel letto come un vil garzone.

  1. P. Come udì, che alla selva a tutta lena Ei vanno, non rispose a quel dal.
  2. T. cadde.