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448 orlando innamorato [St. 7-10]

         Già l’aria se rischiara a poco a poco,
     E vien l’alba vermiglia al bel sereno;
     Le stelle al sol nascente donan loco,
     De le quali era il ciel prima ripieno.
     Alora il conte, come avesse il foco
     Veduto intorno a sè, nè più, nè meno,
     Battendo e’ denti e crollando la testa
     L’elmo s’allaccia con molta tempesta.

         Prese Baiardo alla sella ferrata,
     Sopra gli salta con molta arroganza;
     E tanta fretta avea quella giornata,
     Che seco non portò scudo, nè lanza.
     Venne alla porta, e quella era serrata,
     Perchè la rocca avea cotale usanza,
     Che ponte non callava o porta apriva,
     Sin che il sol chiaro e il giorno non usciva.

         Avrebbe il conte quel ponte reciso
     E spezzata la porta e misso al piano,1
     Se non che la sua dama n’ebbe aviso,
     E venne ad esso con sembiante umano.
     Quando lui vide l’angelico viso,
     Quasi li cadde il bon brando di mano,2
     E poi che fu saltato della sella
     Ingenocchiosse avanti alla donzella.

         Lei abbracciava quel franco guerriero,3
     Dicendoli: Baron, dove ne vai?
     Tu m’hai promesso, e sei mio cavalliero;
     Questo giorno per me combattarai,
     E per l’amor di me questo cimiero
     E questo ricco scudo portarai.
     Abbi sempre il pensiero a cui te ’l dona,
     Et opra ben per lei la tua persona.4

  1. P. missa.
  2. T., Ml. e Mr. cade.
  3. Mr. e P. Lei l’ab.
  4. T. Ml. Et opra.