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488 orlando innamorato [St. 35-38]

         Questo fin ebbe la battaglia fella.
     Tornò Ranaldo a farse medicare;
     Parlar li volse Angelica la bella,
     Lui per nïente la volse ascoltare,
     Chè tanto odio portava a la donzella,
     Che apena la puoteva riguardare.
     Or lei si parte e vien sopra al girone;
     Ranaldo in campo torna al paviglione.

         Su nella rocca ritornò la dama,
     E de amor si lamenta e di fortuna;
     Piange dirottamente e morte chiama,
     Dicendo: Or fo giamai sotto la luna
     Per l’universo una donzella grama,
     O nello inferno passò anima alcuna,
     Che avesse tanta pena e tale ardore,
     Quale io sostengo a l’affannato core?

         Quel gentil cavallier l’alma m’ha tolta,
     Nè vôl ch’io campa, e non mi fa morire,
     Et è tanto crudel, che non m’ascolta.
     Che al manco gli potessi io fare odire
     Li affanni che sostengo, una sol volta,
     E di poi presto mia vita finire!
     Chè dopo morte ancor sarei contenta,
     Se egli ascoltasse il dôl che mi tormenta.

         Ma ciascuna alma disdegnosa e dura
     Amando e lacrimando al fin se piega,
     Sì che speranza ancor pur mi assicura
     Che a un tempo mi darà quel che or mi niega;
     E sol di quello è la bona ventura,
     Che pacïenzia segue e piange e prega;1
     E, s’io son fuor di tal condizïone,
     Pur stato non serà per mia cagione.

  1. Ml. e Mr. priega.