Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/118

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108 orlando innamorato [St. 35-38]

         Di qua, di là, per l’acqua quei pagani
     Con l’arme indosso son per anegare,
     E gettan frezze e dardi in colpi vani;
     Mai non li lascia quella unda fermare.
     In terra stanno armati e’ paesani,
     Nè li concedon ponto a vicinare,1
     E di Monico uscì, che più non tarda,
     Conte Arcimbaldo e la gente lombarda.

         Questo Arcimbaldo è conte di Cremona,
     E del re Desiderio egli era figlio;
     Gagliardo a meraviglia di persona,
     Scaltrito, e della guerra ha bon consiglio.
     Costui la rocca a Monico abandona2
     Sopra un destrier coperto di vermiglio,
     E con gran gente calla alla riviera,
     Ove apizzata è la battaglia fiera.

         A Monico il suo patre l’ha mandato,
     Ch’è sopra alle confine di Provenza,
     Perchè intenda le cose in ogni lato,
     E dàlli avviso in ciascuna occorrenza.
     Il re dentro a Savona era fermato,
     Dov’ha condutta tutta sua potenza
     Con bella gente per terra e per mare,
     Chè ad Agramante il passo vol vetare.3

         Ora Arcimbaldo con molti guerrieri,
     Come io vi dico, sopra al mar discese,
     E fie’ tre schiere de’ suoi cavallieri,
     E sopra al litto aperto le distese.
     Esso con soi pedoni e ballestrieri
     Andò in soccorso a questi del paese,
     Dove è battaglia orribile e diversa,
     Benchè l’armata sia rotta e somersa.

  1. T., Ml. e Mr. a vicinare.
  2. Ml. a monichi; Mr. al monacho.
  3. T., Ml. e Mr. omm. ad.