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208 orlando innamorato [St. 43-46]

         E come il cavallier del suo paese,
     Quale era Orlando, al re l’have contato.
     Astolfo de ira subito s’accese,
     E così come egli era infurïato,
     Col fante ver la corte il camin prese.
     Benchè da molti dreto era guardato,
     Lui non restava de venir cridando
     Per tutto sempre: Ove è il poltron de Orlando?

         Ov’è, diceva, ove è questo poltrone,1
     Che de mi zanza, quella bestia vana?
     Mille onze d’oro avria caro un bastone
     Per castigar quel figlio de putana.
     Il re con Brandimarte ad un balcone
     Odîr la voce ancora assai lontana,
     Tanto cridava il duca Astolfo forte
     Di dare a Orlando col baston la morte.

         E Brandimarte alor molto contento
     Dicea al re: Per Dio, lasciànlo stare,
     Perchè ponerà tutti a rio tormento:2
     Poco de un paccio si può guadagnare.
     Adesso in tutto è fuor di sentimento:
     Questo è la luna, che debbe scemare;
     Io scio com’egli è fatto, io l’ho provato:
     Tristo colui che se gli trova a lato!

         — Adunque sia legato molto bene,
     Diceva il re, dapoi qua venga in corte;
     Di sua pacìa non voglio portar pene.
     Eccoti Astolfo è già gionto alle porte,
     E per la scala su ratto ne viene.
     Ma nella sala ogniom cridava forte,
     Sergenti e cavallieri in ogni banda:
     Legate il paccio! Il re così comanda.

  1. T. Ove, diceva.
  2. P. Che ponerà qua.