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236 orlando innamorato [St. 23-26]

         De la sua gente ognior cresce la folta,
     Che venne prima in fuga e sbigotita.1
     Ora torna cridando: Volta! Volta!
     E sopra a’ Cristïan se mostra ardita.
     Intorno al franco re tutta è ricolta;
     Ma nostra gente quasi era stordita,
     Mirando il saracin cotanto audace;
     De’ suoi gran colpi non si puon dar pace.

         Nel campo de’ Lombardi è un cavalliero
     Nato di Parma, e nome ha Rigonzone,
     Forte oltra modo e di natura fiero,
     Ma non avea nè senno nè ragione.
     Da morte a vita avea poco pensiero;2
     Ov’è il periglio e la destruzïone,3
     E dove il scampo apena se ritrova,
     Più volentier si pone a far sua prova.

         Costui, veggendo il forte saracino,
     Che sopra al campo mena tal tempesta,
     Non lo stimando più che un fanciullino,
     Gli sprona adosso con la lancia a resta.
     Cridando: A terra! a terra! in sul camino
     A ritrovar l’andò testa per testa;
     Ruppe sua lancia, che è grosso troncone,
     Et urta via nel corso del ronzone.

         Col petto del ronzone urta il pagano
     A briglia abandonata l’animoso,
     E ben credette trabuccarlo al piano,
     Ma troppo è Rodamonte ponderoso.4
     Nel freno al gran destrier dètte di mano,
     E quel ritenne al corso furïoso;
     Perciò non stette Rigonzone a bada:
     Rotta la lancia, ha già tratta la spada.

  1. P. omm. e.
  2. Ml. morte o; P. Di morte o.
  3. T. e Mr. Ove il.
  4. P. poderoso.