[St. 43-46] |
libro ii. canto xvi |
277 |
Il re, che fuor di modo era scaltrito,
Veggendo andare il fatto a suo disegno,1
Se l’ôr, dicea, del mondo fosse unito,2
Non vi darebbi il mio destrier per pegno,
Però che un gran passaggio è stabilito,
Ove ogni cavallier d’animo degno,
Che desidri acquistar fama et onore,
Potrà mostrare aperto il suo valore.
Ora è venuta pur quella stagione
Che desidrava ciascun valoroso;
Or vederasse a ponto il parangone
Di chi vol loda, e chi vol stare ascoso.3
Or si vedranno e’ cor de le persone,
Qual serà vile, e qual sia glorïoso;4
Chi restarà di qua, come schernito,
Da’ fanciulletti fia mostrato a dito;
Però che ’l re Agramante vol passare
Contra al re Carlo et alla sua corona,
Tutto di velle è già coperto il mare,
La Africa tutta a furia se abandona.
Gionto è quel tempo che può dimostrare
Ciascun suo ardire e sua franca persona;
Ogni bon cavalliero a tondo a tondo
Farà di sè parlar per tutto il mondo.
Mentre che sì parlava il re Brunello,5
Rugier, che attentamente l’ascoltava,
Più volte avea cangiato il viso bello,
E tutto come un foco lampeggiava,
Battendo dentro al cor come un martello.
E ’l re pur ragionando seguitava:
Non se vidde giamai, nè in mar, nè in terra,
Cotanta gente andare insieme a guerra.
- ↑ T. dissegno.
- ↑ Ml. e P. dal.
- ↑ T. Di cui.
- ↑ P. sarà glorioso.
- ↑ P. Mentre così.