Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/324

Da Wikisource.
314 orlando innamorato [St. 59-62]

         Già riluceva alquanto pure il giorno,
     Come io vi dissi, e l’alba era schiarita,
     E Brandimarte, il cavalliero adorno,
     Dormia lì presso in su l’erba fiorita,
     Onde svegliosse; e guardando de intorno
     Vidde la dama trista e sbigotita,
     Che da que’ Lestrigóni avia la caccia;1
     Ben la cognobbe incontinenti in faccia.

         Onde fo presto al suo destrier salito,
     E con roina verso lei si mosse;
     Avendo tratto il suo brando forbito,
     Incontrò un Lestrigone e quel percosse.
     Non vi restava apena integro un dito,
     Chè tagliate gli avrebbe ambe le cosse,
     Nè a quel ch’è in terra il cavalliero attende,
     Ma tocca un altro e insino al petto il fende.

         Erano allora trenta Lestrigóni,
     O forse qualcun manco, a dire il vero,
     E’ qual tutti con sassi e con bastoni
     Chi dava a Brandimarte e chi al destriero,
     Ma lui facea de lor tanti squarcioni,
     Che pieno avea de intorno a quel sentiero
     Di teste e braccia; e tuttavia tagliando,2
     Carco avea tutto di cervelle il brando.

         Ivi de intorno alcun più non appare
     Di quella gente brutta e maledetta;
     Lui Fiordelisa corse ad abracciare,3
     E ben mez’ora a sè la tenne stretta,
     Prima che insieme potesse parlare;
     Ma poi piangendo quella tapinetta
     Contava al cavallier con disconforto
     Come alla terra Orlando ha visto morto.

  1. T. e Mr. quelle strigioni.
  2. T. e Mr. testa.
  3. P. poi corse a.