Pagina:Boiardo - Orlando innamorato II.djvu/328

Da Wikisource.
318 orlando innamorato [St. 7-10]

         Era Brunello adunque il varletino
     Ch’è sopra a quel destrier di tanta lena;
     Lui via passò, fuggendo al suo camino,
     Nè con la vista lo seguirno a pena.
     Quando Marfisa l’occhio serpentino
     Voltò, di doglia e di grande ira piena,
     Mirando Brandimarte e la sua dama,
     Far la vendetta sopra a questi ha brama.1

         E le parole che ho sopra contate
     A Fiordelisa disse minacciando;
     E benchè l’arme avesse dispogliate,
     E senza destrier fusse e senza brando,
     Di sommo ardire avea tanta bontate
     Che, Brandimarte armato riguardando,
     Volea sieco battaglia a ogni partito;
     Ma a lui non piacque de accettar lo invito.

         Chè a ferire una dama disarmata
     A lui parea vergogna e grande iscorno.
     Era una pietra in quel campo piantata,
     Ove seguìto avea Brunello il giorno,
     Da trenta passi, o quasi, diruppata,
     E cento ne voltava, o più, de intorno;
     Per un scaglione alla cima se sale:
     Altronde non, chi non avesse l’ale.

         Questa adocchiata avea l’aspra donzella,
     Nè pose alcuna indugia al pensamento,
     Ma trasse Fiordelisa de la sella
     E, via fuggendo ratta come un vento,
     Montò la pietra, che parve una occella;2
     Abenchè Brandimarte non fu lento
     A seguitarla, come vidde il fatto,
     Ma pur rimase in asso a questo tratto.

  1. P. omm. a.
  2. Ml. e Mr. parbe.