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376 orlando innamorato [St. 47-50]

         Costui, da Malagise adimandato,
     Gli disse il nome e lo esser de’ baroni;
     Là dove il negromante ebbe pensato1
     Pigliarli entrambi et averli pregioni.
     Tutti e demonii richiamò nel prato
     In forma de guerreri e de ronzoni,
     Mostrando in vista più de mille schiere,
     Con cimeri alti e lancie e con bandiere.

         Lui da una parte, da l’altra Viviano2
     Uscirno di quel bosco a gran furore.
     Diceva Feraguto: — Odi, germano,
     Ch’io non sentitte mai tanto rumore!
     Questo è veramente Carlo Mano.
     Or bisogna mostrar nostro valore;
     Abench’io voglia te sempre obedire,
     Per tutto il mondo non voria fuggire.

         — Come fuggir? rispose Rodamonte
     — Hai tu di me cotale opinïone?
     Senza te solo io vo’ bastare a fronte3
     A tutti e cristïani e al re Carlone,
     E alle gente di Spagna sieco aggionte.
     Se sopra il campo vi fosse Macone
     E tutto il paradiso con lo inferno,
     Non me farian fuggire in sempiterno.

         Mentre che e duo baron stavano in questa,
     Ragionando tra lor con cotal detti,
     E Malagise uscì de la foresta,
     Già non stimando mai che alcun lo aspetti,
     Però che sieco avea cotal tempesta
     De urli e de cridi da quei maledetti,
     Che sotto gli tremava il campo duro:
     De lor fiatare è fatto il celo oscuro.4

  1. P. e’ ha pensato.
  2. T. e Ml. omm. e.
  3. Ml. voglio stare a.
  4. T. e Ml. Dal.