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88 orlando innamorato [St. 27-30]

         Agramante mandò questo Brunello,
     Perchè davanti a lui se era avantato
     Venire ad Albracà dentro al castello,
     Ove è la dama dal viso rosato,
     E tuore a lei di dito quello annello,
     Quale era per tale arte fabricato,
     Che ciascaduno incanto a sua presenza
     Perdea la possa con la appariscenza.

         Fatto era questo per trovar Rugiero,
     Che era nascoso al monte di Carena,
     E però questo ladro tanto fiero
     Vien con tal fretta e tal tempesta mena.
     Sopra a quel sasso n’andava legiero,1
     Che non vi avria salito un ragno a pena,
     Però che quel castello in ogni lato
     A piombo, come muro, era tagliato.

         E sol da un canto vi era la salita,
     Tutta tagliata a botta di piccone,
     E sol da questa è la intrata e la uscita,
     Dove alla guarda stan molte persone;
     Ma verso il fiume è la pietra polita,
     Nè di guardarvi fasse menzïone,
     Però che con ingegno, nè con scale,
     Nè se vi può salir, se non con l’ale.

         Brunello è da raparsi sì maestro,2
     Che su ne andava come per un laccio;
     Tutta quella alta ripa destro destro
     Montava, e gionse al muro in poco spaccio.
     A quello ancor se attacca il mal cavestro,
     Menando ambi dui piedi e ciascun braccio,
     Come egli andasse per una acqua a nôto,3
     Nè fu bisogno al suo periglio un voto;

  1. Ml., T. e P. omm. a.
  2. P. d’arrapparsi.
  3. Ml. e Mr. ambi dui; P. ambedu’ i.