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popolo udirono (la notizia) e lo piansero e fecero cordoglio tre giorni e tre notti.

4. Dopo i tre giorni poi i sacerdoti deliberarono chi metterebbero al suo posto, e cadde la sorte su Simeone1. Perché questi era colui ch’era stato avvertito dallo Spirito Santo che non vedrebbe la morte, perché non aveva visto il Cristo (Lc., 2, 26) nella carne.

XXV.

1. E io Giacomo che ho scritto questa storia, essendo sorto un trambusto in Gerusalemme2 quando Erode morì, mi ritirai nel deserto sino a che il trambusto in Gerusalemme cessò, glorificando il Signore Iddio, che m’ha dato il dono e la sapienza di scrivere questa storia.

2. La grazia sarà con quelli che temono il Signor nostro Gesù Cristo, a cui (sia) la gloria per i secoli dei secoli. Amen!

  1. Il Thilo (nel commento allo Ps.-Mt., c. XV) osserva che l’autore del Proto vangelo è forse il primo, apud quem commentitium Simeonis sacerdotium memoratur». La leggenda fu poi accolta da alcuni scrittori ecclesiastici e i pittori non mancarono di rappresentar Simeone rivestito degl’indumenti sacerdotali.
  2. Sembra voglia dire che la storia l’ha scritta nel deserto, profittando dell’opportunità che la solitudine gli offriva. Altri unisce ἐν Ἰερουσαλήμ a γράψας, che ho scritto questa storia in Gerusalemme». Qualche codice ha ἔγραψα e θορύβου δὲ μέν. «Ε io Giacomo ho scritto questa storia in Gerusalemme, essendo sorto poi ecc.».