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XXXVIII

fango in Salzkammergut, e apparterrebbe all’alto medioevo. Ma con ogni verosimiglianza, «the latin text as well as the French version may be regarded as the work of Catulle Mendès» (Rhodes James).

(93) La recensione latina A del Tischendorf l’attribuisce a Giuseppe d’Arimatea; mentre il Transitus Mariae B lo fa scrivere a Melitone vescovo di Sardi (c. 170), per incarico di S. Giovanni. Il cod. Paris gr. 1504, ne dà come autore Giacomo, fratello del Signore, e così pure il titolo del cod. Vind. 151.

(94) «In ipsis graecis exemplorum haud exigua est varietas, in extrema potissimum libri parte» (Tischendorf). Di più, le versioni latine (di cui la prima del Tischendorf è una compilazione assai tarda) suppongono evidentemente un testo greco parecchio diverso da quello pubblicato dal Tischendorf (di su codici del XI-XIV secolo) e affine invece a quello rielaborato da Giovanni, arcivescovo di Tessalonica, sec. VII; e rappresentatoci da altri codici. Vedi M. Bonnet, Bemerkungen über die ältesten Schriften von der Himmelfahrt Maria in «Ztschr. f. wiss. Theol.» 1880, pp. 222-247, dove, accanto a concezioni dogmatiche in aperta antitesi con la fede cattolica, appare anche una concezione assai superficiale del culto cattolico della Vergine. M. R. James è d’avviso che «la leggenda fu elaborata primieramente, se non addirittura originale, in Egitto; onde i testi saidico e boarico meritano speciale attenzione» (p. 194).