Questa pagina è ancora da trascrivere o è incompleta. |
fatta a l’arti d’amor pronta e sagace,
lisciarsi il volto, inanellarsi il crine;
e quando parea lor d’esser più belli,
corrersi ad abbracciar quasi di furto
con dolcissimi baci.
Cosi amoreggiando i pargoletti,
pargoleggiava Amore.
Quinci de l’amor loro
innamorato 'l re, mi disse un giorno:
— Effetto esser non puٍ d’età si acerba
un si maturo amore.
Ei vien dal cielo, e ? cielo
non opra in vano: è forza
ch’ei sieno un di consorti.
io ? vo’, che il cielo il vuole. —
Ah che troppo alto è ? ciel, né giugner puote
la mente umana a suo voler lassuso !
Ammala il gran signor, e già si crede
vicino al giorno estremo;
già si dispone a l’ultima partita.
Né fra le gravi cure ond’in quel punto
avea ’ngombrato il cor, pose in oblio
i suo’ diletti amanti,
che fatti a sé condur: — Figli (lor disse)
G moro: a me non lice
di veder voi consorti.
Troppo maturo i’ son, voi troppo acerbi.
Sposi vedrovvi almen; di questo nodo
capace è ben la vostra etade e ? senno.
Porgetevi le destre, e ? ciel secondi
di tenerella man fede si pura. —
Ei, fra lieti e dolenti,
si dier la mano e si baciar piangendo.
il re qui trasse intanto
di sotto a l’origliere un cerchio d’oro,
intorno a cui scolpite