Pagina:Bonvesin de la Riva - Meraviglie di Milano.djvu/48

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ratteri; come ai poetici "volgari", pur trattando argomenti comuni al suo tempo, seppe dar un'impronta originale che dagli altri li distingue, così in questa operetta, che ora per la prima volta si presenta tradotta in italiano, ha dato vita nuova a un genere letterario usato ed abusato da scrittori ben lontani dal possedere le sue doti di studioso e la sua coscienza di cittadino.

Gli elogi di città furon tema favorito nell'antichità, favoritissimo nel medio evo. Riavutesi dalle invasioni barbariche le città italiane sentirono il bisogno di magnificare in prosa o in poesia gli sforzi fatti per cancellare le traccie di tante rovine : fin dall'Ottocento un anonimo chierico glorificava in un rozzo ritmo latino la magnificenza di Milano. Il Rinascimento non interruppe, anzi alimentò questa tradizione, chè gli umanisti trovarono in que' soggetti un campo opportuno per sfoggiare eleganze di stile e argute, sottili argomentazioni. Ne nacquero componimenti pieni di venustà come le lodi di Firenze di Leonardo Bruni, ma poveri di contenuto. Altri, meno preoccupati della forma, si attennero ai modelli tramandati dal medio evo, solo sostituendo al volgare il latino e preferendo la forma poetica, e non si accontentarono di decantare i soli pregi e le bellezze materiali, ma vollero anche illustrare le condizioni fisiche, economiche e politiche; ciò