Pagina:Brambilla - Sopra le Odi di Orazio tradotte da Mauro Colonnetti.djvu/20

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ogni volta che egli vi tuona; e il concetto è nobile e vero. Il signor Marchese al contrario dice: che il primo tuono che Giove tuonò fece a noi credere che egli regna lassù; e il concetto divien falso e indicibilmente puerile. Avea forse Orazio udito il primo tuono di Giove? Il secondo, il terzo e gli altri susseguenti non facevan più il medesimo effetto?... Freno la bocca, perchè qui ne direi delle belle. Scommetterei che il Gargallo fu condotto in errore dal credidimus che il poeta latino usò (come altrove altri verbi: a cagion d’esempio: veraces cecinisse — fecisse curas) alla maniera greca in forza d’aoristo, per credere solemus. Di simili granchi la versione del Napolitano è piena e zeppa. Dio v’aiuti, signor Cabianca, a pescarveli; che in quella del Colonnetti non ne troverete pur uno di sì sterminata grossezza.

(2) Fra’ quali sarà senza dubbio chi censurò il Colonnetti dell’aver tradotto col sonante vocabolo alloro il latino palma; dicendo che ne’ giuochi, onde parla Orazio, non si conquistava l’alloro, perché non erano mai d’alloro le corone che in questi casi venivano imposte ai vincitori. Io credo che colui, quando così scriveva, farneticasse per eccesso di febbre. Primamente i giuochi, di cui parla Orazio, sono gl’instituiti da Ercole in Olimpia a riverenza di Giove; dove ottenevano i vittoriosi non già rami di palma, sì corone d’oleastro, o, come si raccoglie da Aristotile e da Pindaro, di glauco olivo. Onde anche Flacco, se guardassimo unicamente alla storia, sarebbe caduto nel grave errore di scambiar l’ulivo con la palma, come il Colonnetti scambiò la palma con l’alloro. Ma essi parlarono da poeti; e bene assai. Perocchè così questo che quella valgono per metonimia precisamente il medesimo (cioè vittoria) tanto nella nostra, che nella latina favella: e quindi si può in tal senso usurpare ad arbitrio palma ed alloro; come hanno fatto i classici italiani e latini, che quel cotale doveva leggere prima di levarsi a censore. Di più, sebbene l’alloro, fosse lo speciale premio ne’ giuochi pizii; pure se ne incoronavano i vincitori in qualunque giuoco della Grecia, e massimamente gli olimpionici, per memoria della famosa lotta in cui dicevasi Apollo aver vinto Marte e Mercurio. Se quell’A... non vuole star alla mia sentenza; segga una mezz’ora in qualche biblioteca, e dalle dissertazioni del Corsini, e del Conti impari quel non picciolo rimanente di cose, che sono il proposito, e gioveranno la sua povertà letteraria.