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G. | C. |
Da’ sassi i flutti mormorosi scendono, |
Ei fulge, e cade il mar giù dagli scogli, |
Qui il Colonnetti supera a cielo il Gargallo, ed anche migliora il testo1. Quel mare che cade giù dagli scogli, e quell’onda, che, deposti gli orgogli, si giace son due botte maestre che mi toccano l’ugola. All’opposito il Gargallo coll’aggiunto affettato, e, per così dirlo, bembesco di mormorosi, e col finimento sdrucciolo del terzo verso, che è in contraddizione all’idea significata, cioè del mare che si rabbonaccia e sta, toglie il più bello della strofa latina.
G. | C. |
Quirin cantar poi deggio, e l’ozïosa |
Chi dopo lor? Quirino padre, o il santo |
Nulla appare nella versione del Colonnetti che non sia degno di lode; tutta ritenendo la gravità conveniente a Romolo, a Pompilio, a Catone. Il Gargallo innanzi tratto mi fa stomaco battezzando di ozioso il regno di Numa. Ebbe egli dunque l’impudenza di recare tanta ingiuria a quel buon Sabino, che, come scrive Livio, aggrandì Roma con le arti della pace, non meno che Romolo con quelle della guerra avesse fatto? A quali scuole vennegli appreso tranquillum valere ozioso? Risponderà che siccome ozio usurpasi alcuna volta per quiete, riposo, così ozioso per quieto, tranquillo. Me lo sapeva: ma per usar lodevolmente certe parole, si vuol essere cauto a non generare anfibologie. Se uno, volendo lodarsi al principe della tranquillità che noi Lombardi godiamo di qua dietro a ventitrè anni, gli dicesse: Iddio ci feliciti lungamente nel vostro oziosissimo regno; non correrebbe costui qualche risico? Il Gargallo inoltre dicendo: Tarquinio armato di fasci ne toglie il bello ardimento d’Orazio, che pose per la cosa il simbolo della stessa; i fasci cioè per lo regno. Un uomo armato di fasci dà piuttosto l’imagine d’un littore, che quella d’un re.
G. | C. |
Grata in tuon più sublime il canto inanima |
A Regolo, agli Scauri, a Paolo ch’ebbe |
Si faccia al vero giustizia. A questo passo la traduzione del Gargallo ha un non so che di più vivo, e in ispecialità la frase inanimar il canto è molto briosa. Il secondo verso, e il latinismo Peno sono durezze insoffribili. Quella del Colonnetti è assai più finita; e, se non ci avesse, per così dire, spezzato il concetto risguardante il console Emilio, finitissima.