Pagina:Bruno - Cena de le ceneri.djvu/139

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dialogo quinto 125

naturale, è facilissima, ogni loco e moto naturale è convenientissimo. Con quella facilità, con la quale le cose, che naturalmente non si muovono, persistono fisse nel suo loco, le altre cose, che naturalmente si muovono, marciano per li lor spazii. E come violentemente e contra sua natura quelle arebbono moto, così violentemente e contra natura queste arebbono fissione. Certo è dunque, che, se a la terra naturalmente convenisse l’esser fissa, il suo moto sarebbe violento, contra natura e difficile. Ma chi ha trovato questo? chi l’ha provato? La comune ignoranza, il difetto di senso e di ragione.

Smi. Questo ho molto ben capito, che la terra nel suo loco non è più grave, che il sole nel suo, e li membri de’ corpi principali, come l’acque, ne le sue spere, da le quali divise da ogni loco, sito, e verso si moverebbono a quelle. Onde noi al nostro riguardo le potreimo dire non meno gravi, che lievi, gravi e lievi, che indifferenti: come veggiamo ne le comete ed altre accensioni, le quali dai corpi, che bruciano, a le volte mandano la fiamma a luoghi oppositi, onde le chiamano comate; a le volte verso noi, onde le dicono barbate; a le volte da altri lati, onde le dicono caudate. L’aria, la qual è generalissimo continente, ed è il firmamento di corpi sperici, da tutte parti esce, in tutte parti entra, per tutto penetra, a tutto si diffonde; e però è vano l’argumento, che costoro apportano, de la ragione de la fissione de la terra, per esser corpo ponderoso, denso e freddo.

Teo. Lodo Idio, che vi veggio tanto capace, e che mi togliete tal fatica, ed avete bene compreso quel principio, col quale possete rispondere a più gagliarde persuasioni di volgari filosofi, ed avete adito a molte profonde contemplazioni de la natura.