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1254 di mettere una grave imposta sopra i borghi e i castelli infetti d’eresia. I castelli di Mozzanica, di Cattedo e di Corte Nuova nel Bergamasco furono per tal motivo distrutti. Ma che in Busto Arsizio dominasse allora l’eresia, si può con certezza negare, tuttochè consti che fosse penetrata in Sesto Calende, distante da Busto 12 milia soltanto.1.

L’arcivescovo Ottone Visconti, elevato nel 1277 alla signoria di Milano, s’occupò, dopo aver sistemate le cose della città, a migliorare la condizione di alcuni luoghi della campagna. La rôcca di Busto, che aveva sofferto non pochi guasti più per le guerre che per l’incuria de’ signori, e per l’incessante lima del tempo, fu da quel prelato ristorata. Cooperandovi Alberto Confalonieri, podestà di Milano, il Visconti nel 1285 cinse il borgo di una fossa più profonda, lo munì di fortilizii, ed accrebbe il numero delle porte2. Tali lavori si eseguirono in parte dai Bustesi e in parte dai terrieri vicini. Il nostro castello sorgerebbe ancora, se li odii civili e le frequenti lotte seguíte fra i Torriani e i Visconti non lo avessero quasi interamente distrutto.

A questi giorni Castel Seprio, che era in potere di Guido da Castiglione, ligio ai Torriani ed ai Comaschi, fu assediato dai Milanesi. Il podestà condusse quindi a

  1. Una pergamena del 1 di novembre del 1303, publicata sotto il N. XLIII nei Documenti diplomatici tratti dagli Archivi Milanesi, ora in corso di stampa, ci narra che il commune di Sesto Calende abjurò l’eresia e rinunciò al difendere e dar ricetto agli eretici di qualsivoglia setta. È però da notarsi che erano ormai l’ultime reliquie di essi, che si ritiravano verso le valli subalpine.
  2. Siccome nel medio evo fu di stile che i borghi e i villaggi murati e muniti di fossa si chiudessero la notte, così è verosimile che anche i Bustesi avessero appena fuori dell’abitato qualche ospizio, in cui si accogliesse il peregrino che non giungeva in tempo alla sua destinazione.