Pagina:Cagna - Alpinisti ciabattoni.djvu/186

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lare un tozzo di pane avanzato dalla colazione. Più in là, sull’erba arsiccia, pascolavano due capre, ed alcune galline bezzicavano e razzolavano nel terriccio.

La Janna continuava la litania delle sue miserie; l’annata era stata magra e l’inverno minacciava di richiuder presto la famigliuola con poca risorsa nella sua topaja... bisognava misurare la polenta. Ma dopo tutto, ella confidava nella Provvidenza; non le rincresceva il dover assoggettarsi a fatiche e privazioni alla sua età... che farci?. . . . . . . . .

Era la fame dei piccini che metteva la civera sulle sue spalle gravi di oltre settant’anni... pazienza dunque, se il Signore voleva così!... le forze non erano più quelle di una volta, ma la rassegnazione era sempre la stessa!. . . . . . . . . . . . . .

E nondimeno quella faccia disfatta, grinzosa, aveva dentro una placidezza di sereno tramonto; negli occhi annebbiati della vecchietta luccicava, tremolando, il raggio di quella fede incosciente che l’aveva accompagnata nella lunga carriera di miserie e di travagli, tollerati per naturale sentimento del dovere, per atavismo, per eredità di laboriosa pazienza accumulata e trasmessa per una sequela di generazioni.