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i conti di ventimiglia 17

e sapponendo che questo suo titolo non sia invenzione del falsario, esso in fatti starebbe ad indicare la giurisdizione di cui godovano i C.ti di Ventimiglia sull’alto C.do di Nizza, come Tenda, Briga, Saorgio. Il titolo di Garfagnana e Lunigiana gli compete come dominio avito della famiglia, in Toscana, suo paese d’origine.

Il C.te Guido fa quella donazione con forma anche di atto di ultima volontà nel paese di Varigotti, mentre sta in procinto di partire per combattere i Saraceni a soccorso di un re Idelfonso. Intervengono all’atto i suoi figli Corrado, Ottone e Rolando e molti potenti signori, quali un C.te Tommaso di Savoia suo cognato, un M.se di Monferrato ed altri. Egli divide i suoi Stati fra i tre figli e fa donazione all’abbate di Lerino di una vastissima regione che dalla Chiesa di S. Michele si stende sino alla Roia e più in là verso S. Remo al Monte Negro e comprende nel suo circuito Seborga, Castrum de Sepulchro cum mero et libero imperio cum eius habitatoribus et territorio. Egli ordina sia eretta la sua tomba innanzi all’altare di S. Antonio1, che si edifichi un ospedale, che i monaci debbano dare ospitalità ai membri della famiglia nel Monastero di S. Michele finchè essi non avranno abitazione in Ventimiglia, provvedendo inoltre ligna, salem, aquam, et mapas cum utensilibus ad coquinam. Prima di esaminare più a fondo questa pergamena, ci è d’uopo il dichiarare quanto ci arrechi meraviglia l’osservare che la sua falsità per tanti secoli non siasi palesata. I monaci Benedettini di Lerino, pur essi, credevano alla sua autenticità, quando vendettero il principato di Seborga a Casa Savoia e la tradizione non aveva trasmesso loro ombra di dubbio

  1. Patrono speciale della famiglia, cosicchè certe antiquate tradizioni narravano fosse della famiglia dei Ventimiglia la madre di S. Antonio.