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hanno potuto offendere qualche interesse locale, qualche suscettività municipale, ma certo erano informale allo spirito vivificatore della libertà e del progresso.

Non v’era intenzione nostra che non fosse in qualche guisa travisata.

«L’illustre generale che presiedeva alle cose della guerra e della sua amicizia altamente m’onora; quell’uomo la cui vita fu una serie non interrotta di alti di patriotismo ed abnegazione; quell’uomo che aveva ristorato il nostro esercito, che attendeva indefesso a riparare le piaghe ed i mali cagionati dalla guerra, a mantenere ferma la disciplina che dopo una lunga campagna non può a meno di essere scossa; ebbene, quell’uomo, per una di quelle ingratitudini di cui si hanno pochi esempi, era continuamente l’oggetto di censure d’ogni maniera.

«E qui dico con dolore che quella stessa benevolenza che il Re mi portava, quella benevolenza della quale posso menar vanto con fronte alta e serena, quella benevolenza che so avere acquistala non con basse e cortigiane adulazioni, non con vili compiacenze, ma, siccome si può ottenere da un Re leale e generoso, con un linguaggio ossequioso ispirato non da interesse personale, ma solo da affetto verso l’augusta persona e verso il paese; quella benevolenza, o Signori, era pure argomento alle più atroci calunnie che si possono lanciare sul capo d’un uomo d’onore.» Questi accenti, che provenivano dal fondo del cuore, e che erano l’espressione d’un animo nobilmente indignato, trovarono il plauso generale della camera, la quale, se in quel di non si disponeva ad abbracciare il partito suggerito da Rattazzi intorno al trattato in discussione, mostrava tuttavia come sapesse apprezzare quanto in lui v’era di generoso nel cuore ed elevato nella mente.

Il ritiro di Rattazzi, del modo in cui era seguito, era stato un episodio tale da rattristare molti cuori onesti; ma il Parlamento ed il paese seppero ben presto rendergli quella giustizia che meritava. Il paese sapeva di aver sempre in lui uno de’ più sinceri amici della libertà, uno degli statisti più abili; la prima ca-