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Quando si trattò di validare la sua elezione, ebbe luogo un assai vivo dibattimento nella Camera. Siccome ei si presentava nel Parlamento con la fama di moderato, che si era, a quanto sembra, acquistata in Sicilia negli avvenimenti che accompagnarono e seguirono la dittatura Garibaldi e le prodittature Depretis e Mordini, così alcuni membri della sinistra affacciarono l’obiezione, ch’essendo slato il Paternostro creato bey dal vicerè d’Egitto, così egli aveva perduta la cittadinanza italiana. Come ognun vede questa obiezione era poco seria, quindi non riuscì malagevole al barone Natoli di combatterla e di trionfarne. Eppure, bisogna che amici e avversari del Paternostro ne convengano, questi ha titoli legittimi e innegabili ad ottenere i suffragi de’ propri compatrioti.

Se ne giudichi da quanto siam per esporre. Siciliano, Paolo Paternostro, nato nel 1821 e fatto gli studi legali all’università di Palermo, nel 12 gennaio del 1848 fu uno dei primi a recarsi sulla piazza di Fiera vecchia, ove arringò il popolo, eccitandolo ad insorgere: nè pago di ciò, prese parte ai combattimenti contro le truppe regie e sedè in qualità di membro nel comitato generale rivoluzionario. Quindi, magistrato, deputato al Parlamento, capitano nella legione universitaria, presidente della commissione per la vendita dei beni nazionali, commissario straordinario, ebbe occasione in tutte queste diverse e importanti qualità di rendere segnalati servigi al proprio Paese, ne devesi dimenticare che si fu il Paternostro che presentò alla Camera dei Comuni la mozione relativa alla decadenza della dinastia borbonica dal trono di Sicilia, Rientrala l’isola sotto il dominio di Ferdinando II, il Paternostro si rifugiò dapprima a Malta, visitò poscia la Francia e l’Inghilterra, e in ultimo si ridusse in Egitto, ove esercitò l’avvocatura; fu consigliere del governo, direttore al ministero degli Esteri, ed elevato alla dignità