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«Gli Austriaci, non conoscendo bene le nostre forze, dopo brevi negoziazioni, consentirono il passo; e verso la sera del 13 Giacomo Durando entrava in Bergamo alla testa della divisione, in mezzo ai Croati che gli rendevano gli onori militari, in mezzo ad una popolazione che, malgrado la presenza del nemico, si abbandonava agl’impeti del più acceso entusiasmo.

«Gli Austriaci udivano quelle grida di esultanza e stavano taciti ed immoti.

«Nel giorno successivo, dato il segno della partenza, la popolazione si accalcava per accompagnare le truppe italiane fuori del caseggiato. Viva il general Durando! gridavano i principali abitanti. Viva Durando! ripeteva tutto il popolo, a rivederci, tornate presto, non ci dimenticate! e uomini e donne, e vecchi e fanciulli alzavano le mani per accennare al pronto ritorno. — Spettacolo che strappava le lacrime!

«Superata questa difficoltà, un’altra non meno grave ne sorgeva in opposto campo.

«La maggior parte degli ufficiali e dei soldati di Durando componevasi di volontari repubblicani che per affetto alla causa italiana pugnavano sotto gli stendardi della monarchia.

«Sapendo che Mazzini raccoglieva gente a Lugano, e posti in sospetto, per sinistri eventi, della regia fede, dichiaravano quasi tutti di voler condursi a Lugano.

«Soprammodo ardua diventava la condizione di Durando, devoto sinceramente a Carlo Alberto; i momenti incalzavano, e parte colla dolcezza, parte colla risoluzione, otteneva che neppur uno da lui si distaccasse.

«A poca distanza da Merate gli fece contrasto nel cammino il maresciallo d’Aspre, col quale, appianate le cose, il generale si pose in accordo e potè nel giorno dopo arrivare a Monza, dove pigliò due giorni di riposo.

«Quivi nuove difficoltà, messe in campo dal maresciallo Radetzki; ma finalmente, superate anche queste, si potè per Legnano, Gallarate e Sesto Calende, aver posa in Oleggio. Così, dopo un mese di continui travagli e di ardue vicende, pervenne Durando a ricongiungersi alle truppe del Re nella terra natia. Seguito