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teoliveto, seduta, come ognun sa, disciolta violentemente dalle bajonette di una soldatesca effrenata. Il nostro protagonista fu uno dei sessantasei sottoscrittori della protesta che in quella triste circostanza venne emanata dal Parlamento napoletano.

Rieletto quasi ad unanimità nel successivo mese di giugno, volle far trionfare tra i suoi colleghi l’avviso, conforme a quello espresso nella suindicata protesta, che la Camera avesse a riunirsi in Cosenza, piuttostochè in Napoli. Tuttavia egli cedette su questo punto e si applicò ad adempiere con tutta operosità i suoi doveri di rappresentante del popolo.

Una sera che il Mazziotti tornava alla sua abitazione dall’avere assistito ad un convegno di deputati tra i più liberali del Parlamento, si vide d’improvviso aggredito da due armati, ch’ebbe a giudicare de’ poliziotti travestiti. Sebbene solo e inerme, si difese egli gagliardamente, e que’ due, dopo averlo ferito in più luoghi e sopratutto assai gravemente nel fianco, sturbati dalle grida di una donna, si diedero alla fuga.

Questo infame attentato, che obbligò ad una cura di più di quaranta giorni il nostro protagonista, si seppe essere stato ordinato dalla camarilla, che, vedendo come non bastasse l’assassinio dello sventurato Carducci a sgominare i deputati e a persuaderli a rinunciare all’ufficio loro affidato dal paese, avevano designato il Mazziotti qual nuova vittima a tale nefando scopo.

Sciolta la Camera elettiva, con decreto del 42 marzo 1849, il Mazziotti venne invitato dalla polizia a prendere il passaporto per l’estero; ma egli credette, malgrado i gravi pericoli che sapeva di correre rimanendo, di non dover tener conto di quell’esibizione, e restò. Ma ben presto le persecuzioni cominciarono; allora le premure e le ansie della famiglia costrinsero il nostro protagonista a tenersi celato per ben tre mesi, quindi ad imbarcarsi per cercare un asilo in Genova.

Il governo borbonico sequestrava subito le rendite de’ suoi beni, il faceva condannare a morte, e non pago di tanto, decretava l’arresto della virtuosa consorte del Mazziotti, Marianna Pizzuti; e perchè questa, avvertita, sottraevasi colla fuga agli sgherri borbonici, si impri-